agorateca«Forse, un giorno, raccontando questo strano momento, ci ricorderemo anche del famoso decreto del 9 marzo o del 4 maggio come dell’inizio o della fine di qualcosa che ancora stentiamo a comprendere.»

In queste settimane avremmo voluto scrivere qualcosa su quello che il mondo sta vivendo a causa di un virus, ma abbiamo preferito dar voce all'Agorateca attraverso la nostra web-radio. Ora, alla vigilia di una tanto attesa riapertura, è il momento di tracciare un bilancio e aprire lo sguardo al futuro. E lo facciamo con una bella analisi scritta per noi da Caterina Guerrieri per bambini e bambine e da leggere insieme agli adulti.

BAMBINI DI NAPOLI

In questi giorni confusi e di grande baraonda, in questo ambaradan appunto, ci siamo ritrovati spesso soli, a volte in “compagnia” (virtuale), a pensare al dopo e anche al prima. Come siamo giunti fin qui e come ne usciremo? Sono domande le cui risposte dovremmo andare a cercare sulla luna come tutte le cose perse (ricordate il senno di Orlando?). Tutti i luoghi della cultura sono stati chiusi quasi subito, a partire dalla scuola, passando per i musei e le biblioteche. Ma diamo per scontato che queste siano questioni già note e non indugiamo oltre su opinioni magari già espresse da titolati con natali illustri e perfetti! (è solo A’Livella, non sono impazzita). 

Dicevamo, molti di questi luoghi continuano a rimanere chiusi anche nella fase due, almeno fino al 17 maggio, quindi fino a nuove disposizioni. Questa, come altre date legate a questo particolare momento storico (sì, perché di storia si tratta!) credo che rimarrà in memoria al pari di date di nascita e morte di personaggi illustri, battaglie epiche e importanti trattati. Forse, un giorno, raccontando questo strano momento, ci ricorderemo anche del famoso decreto del 9 marzo o del 4 maggio come dell’inizio o della fine di qualcosa che ancora stentiamo a comprendere. 

Fino ad ora, e ci auguriamo anche in futuro, siamo stati abituati a trovare sui libri le informazioni e le date degli eventi importanti o quantomeno da ricordare, e un giorno troveremo sicuramente una pagina in un libro di storia che parlerà della pandemia Covid-19 del 2020 come adesso si trova la famosa peste ne I promessi sposi.

Sui libri abbiamo imparato che Napoleone è morto il 5 maggio (e io personalmente lo ricordo grazie alla poesia di Alessandro Manzoni), e che il nobile marchese Signore di Rovigo e di Belluno, ardimentoso eroe di mille imprese (quello dei nobili natali che citavamo prima, per intenderci) è morto l’11 maggio del ’31. E sempre grazie ai libri sappiamo che il 25 aprile è la Festa della liberazione dal nazifascismo. 

Quest’anno è stato strano celebrarlo in casa e forse proprio per questo, più che mai ci sono tornate alla mente (almeno per me è stato così) le parole di Piero Calamandrei, uno dei padri costituenti della Repubblica che così diceva: «La libertà è come l’aria, ci si accorge quanto vale quando inizia a mancare». Queste parole pronunciate sulle ceneri del fascismo, oggi che l’aria manca letteralmente, sembrano particolarmente attuali. Sempre grazie ai libri sappiamo che l’ambaradan citato all’inizio, viene forse da una battaglia consumata sul monte Amba Aradam, in Etiopia (e questa volta vi invito a cercare sui libri altri particolari se avete questa curiosità). Il significato che questa parola ha assunto, quasi superfluo dirlo, ha ispirato il titolo del podcast della web radio Agoradio, una serie di chiacchierate con gente che ha voluto riflettere insieme a noi sulla contemporaneità, e quindi di lavoro, di viaggio, della difficoltà di pianificare e fare progetti futuri, ma anche di musica, di teatro e in generale di come tutto questo ci ha cambiato la vita e continuerà a cambiare le nostre abitudini. 

L’Agorateca, chiusa al pubblico, ha cercato di creare contenuti utili ed educativi, inventando e in alcuni casi incentivando nuovi e già collaudati modi per rimanere in contatto con la sua utenza. La bussola è un po’ la Costituzione (nata, appunto, sulle ceneri del fascismo) che, per esempio, all’articolo 9 recita: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura […]».

L’Agorateca, biblioteca di comunità, abbraccia un bacino di utenza circoscritto al quartiere (ma non solo). Si rivolge soprattutto ai più piccoli (tra i più curiosi frequentatori della nostra biblioteca) come dimostra anche la scelta della nostra collezione bibliografica, ma è luogo di incontro anche per adulti. 

Se ambaradan vuole rispondere e domandare ai grandi, più necessario è stato continuare ad essere presenti per i nostri piccoli lettori e lettrici. Per questo, il podcast 100 voci per Rodari, di e per i più piccoli, sulla falsariga di Favole al telefono, ha fatto in modo che decine di bambini leggessero una filastrocca o un racconto di uno degli autori più presenti nei loro libri di scuola. Gianni Rodari, che oltre ad essere un maestro è stato anche un convinto antifascista, quel famoso 25 aprile 1945 citato prima (sempre quello raccontato nei libri) c’era! 

Ad oggi sono più di quaranta le vocine che hanno animato i podcast, a testimoniare il desiderio non solo di voler maneggiare l’oggetto libro, ma anche di contribuire alla diffusione dei suoi contenuti. E visto che questo pensiero viene concepito (seppur forse ancora inconsapevolmente) da piccoli lettori, ci sembra di aver seminato bene fino ad oggi e anche di avere una fitta rete di sostegno. Quest’anno, per il centenario della nascita di Gianni Rodari, avevamo pensato a ben altre iniziative ma, siccome si fa di necessità virtù, siamo ben contenti di dar voce e spazio, seppur per il momento solo virtuale, a chi ha qualcosa da raccontare. Il nostro lavoro ci ha insegnato che camminare insieme ha senso se ci si ferma ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare. Qualche giorno fa 100 voci per Rodari ha addirittura varcato i confini nazionali con il piccolo Emil, da Rennes (anche qui consultare una mappa su un bel libro di geografia). 

Insomma, in questo periodo in cui tocca un po’ a tutti reinventarsi, anche noi abbiamo cercato di elaborare dei contenuti convincenti che, speriamo, abbiano risposto almeno in parte alle esigenze di chi ci segue e che non vede l’ora di tornare a trovarci. Noi, anche reduci di questa esperienza, siamo convinti che la comunità esista in quanto necessità di scambio di conoscenze, e una biblioteca di comunità esiste non solo in quanto spazio fisico, ma anche come luogo necessario per l’incontro di tali esigenze. Ormai, a quasi un anno dall’inizio di questa avventura, possiamo affermare che, nonostante ci fossimo prefigurati una primavera diversa, continuiamo a farci animare da uno spirito di entusiasmo che è il lievito di tutte le nostre iniziative. 

Un pensiero di queste settimane lo rivolgiamo soprattutto ai bambini e agli adolescenti che più di tutti hanno affollato le nostre sale. Mancano agli ambienti ormai vuoti e silenziosi dell’Agorateca, come sono mancati anche alle strade e alle piazze delle nostre città. Fino a poco fa, durante i nostri pochi momenti di fuga dalla quarantena per la spesa e le commissioni necessarie, i bambini e gli adolescenti erano effettivamente assenti dalle strade e dai luoghi che abitiamo. Sono stati assenti non solo fisicamente. I bambini sembravano scomparsi anche dal discorso pubblico e dai decreti governativi le cui misure, a molti, non sono sembrate rispettose dei loro bisogni primari. C’è voluta infatti una specifica per rispondere alle richieste di bambini provati e genitori stanchi e aggrovigliati tra cura dei figli e smart working. Soluzioni che, tuttavia, non hanno trovato la comprensione da parte di una collettività dimostratasi poco accogliente con le eccezioni.

Oggi che i bambini tornano a popolare timidamente le strade e le piazze fino a ieri vuote, celebriamo la loro presenza in quegli spazi pubblici che abitiamo, che ci hanno plasmato e su cui si fonda il nostro essere comunità.

È con queste premesse che l’Agorateca si è pensata all’inizio e ora più che mai. In questo momento ci siamo resi conto che in un mondo social dove il reale è virtuale, non sempre il virtuale riesce ad essere reale. Esistono cose insostituibili come la relazione che in questi luoghi si crea, come la sacralità del modo che i bambini hanno di indagarsi, dei riti che le persone costruiscono per conoscersi e per conoscere. Allo stesso modo, sacro per noi è quello che fino ad oggi abbiamo costruito e che ci auguriamo di costruire ancora. Sacri sono i libri che sono stati i nostri mattoni. Oggi che guardiamo a quei libri colorati presi soprattutto pensando ai bambini, alcuni dei quali addirittura senza parole per chi ancora leggere non sa, speriamo di tornare presto ad essere quella sacra piazza di scambio, quell’agorà di dialogo e condivisione, emblema della più ampia comunità possibile. 

Caterina Guerrieri per Agorateca

Ascolta l'intervista a Caterina su Ambaradan