IMG 6682Circondati da bambini e con le loro voci in sottofondo, Filipa e Gek Tessaro hanno fatto una breve chiacchierata sullo spettacolo Circo delle Nuvole, presentato il 23 febbraio alle classi della scuola S. Francesco al Teatro Mercadante, Altamura. Con le mani ancora sporche di inchiostro, l’autore parla sull’importanza di essere bambino e di come il teatro e il disegno siano un mezzo per arrivare a un dialogo intergenerazionale. Leggi o ascolta l'intervista:

 

Buonasera! Io sono Filipa. Loro sono volontari dell’Associazione Link. Noi facciamo parte di una biblioteca, Agorateca, dove ci sono i libri di Gek Tessaro.

Va bene, va bene. Hai delle belle calze… Niente, partiamo!

[risata] Grazie! Partiamo! Sono Filipa: philos, hippos - amica dei cavalli. Non so se questo fatto dei cavalli interessa… 

Sì, è importante!

Non so se possiamo usare il cavallo come una metafora per presentare Gek Tessaro. Chi è Gek Tessaro?

Chi è Gek Tessaro? Gek Tessaro è uno scrittore e illustratore di libri per ragazzi e non solo. Il cavallo (C) è la prima lettera dell’alfabeto che ho imparato, il primo incontro importante della mia vita, a parte mia madre, però tua madre non la scegli, il cavallo lo scegli. Per cui, da un certo punto di vista è fondamentale. Successivamente, dopo che ho imparato le prime lettere dell’alfabeto, cominci a  comporre le parole del mondo e a renderti conto che il mondo è fatto di cavalli, di mostri, di cose belle e di cose che hanno dei brutti odori e dei profumi e c’è di tutto. Insomma, alla fine, la vita è una raccolta.

Infatti, il cavallo era anche un elemento molto presente in questo spettacolo e… complimenti! È uno spettacolo bellissimo, anche per gli adulti. Anzi, credo che sia anche per gli adulti, nel senso che è fatto anche pensando a loro. Come nasce questa tecnica, per esempio, di disegnare, allo stesso tempo, con le due mani? È “una specialità che nasce dalla curiosità”? Come mai?

Allora, l’idea è semplice. È la potenza del libro, però il libro ha una sua potenza perché è intimo e personale, ognuno di noi legge il suo proprio libro e lo interpreta. In questo caso, l’idea è quella di far vedere un libro, far ascoltare un libro, far sentire le musiche di un libro e per cui farlo in diretta. Perché? Perché c'è una dimensione dell’umana specie che è quella della curiosità, quella della creatività, ma soprattutto della potenza di sentire qualcosa, di vedere qualcosa che si costruisce. Io dico sempre: la banalità di vedere qualcuno che costruisce una sedia o fa un buco per strada. Quelli che sono intorno al buco e che lo guardano non sono sfaccendati, sono curiosi. Vogliono vedere che cosa stiamo facendo. Questa è una macchina meravigliosa. Allora, la macchina è quella: la potenza di cominciare a disegnare e tu cominci a dire “che cosa stai facendo?”. In quel momento, tu sei con me, ci siamo incontrati. Io ti ho catturato. Io suono una musica, il tuo orecchio è catturato. Sto facendo musica e ho bisogno del tuo orecchio, ho bisogno che tu ascolti. Questo è. Una idea semplice. La scoperta dell’acqua calda.

Il discorso delle due mani è un problema tecnico. Se io disegno con una mano sola vado di qua e di là. Se io disegno con due, questa fa una parte e questa fa l’altra parte. Poi è un’idea piccola, un gioco, ma è il concetto che noi abbiamo due mani, ma lavoriamo con una sola. Perché? 

mani

È così da piccoli. Qualcuno ci dice che è così.

Qualcuno ci dice che è così… ma le mani sono nostre e fanno quello che vogliamo noi e per cui l’altro gioco è dire: “Ma questa mano può fare quello che fa l’altra? Sì. L’altra è più intelligente? No.” L’altra ha fatto tanto lavoro, questa meno, ma lavora anche lei e lavorerà come l’altra. Un pianista non si pone il problema. Un pianista suona con due mani. Un chitarrista suona con due mani. Perché noi scriviamo con una mano sola, disegniamo con una mano sola? Perché non c’avevamo pensato prima.

Comunque è una cosa che da bambino vogliamo sempre sperimentare: “Perché non scriviamo con questa mano?”. Come si fa a portare tutta questa curiosità che a volte rimane quando siamo bambini? Poi diventiamo adulti - o diciamo che diventiamo adulti. Come si fa a rimanere bambino anche quando cresciamo?

Il concetto non è rimanere bambino, perché io sono anche un bambino. Il mio problema è che dimentico di essere stato un bambino. La dimenticanza, la perdita della memoria è la cosa peggiore. Io se faccio l’educatore con i bambini devo ricordarmi di quando ero bambino, devo ricordarmi di quando faticavo ad ascoltare, ad imparare, a scrivere. Se io mi accorgo di me stesso, mi metto al tuo livello. Se invece resto alto, mi dimentico come ero da bambino. Non posso più contattare te: è sempre uno grande con uno piccolo e c’è uno sbilanciamento. È un errore. Il problema non è rimanere bambini. È ricordarsi di essere comunque bambini. Io sono una persona di una certa età, ma sono anche un bambino. Quello non posso cancellare. È lì che nasco. È lì la nascita, la crescita. È fondamentale.

bambino

È bello che lo spettacolo sia fatto a due, perché all’inizio i bambini parlavano anche. È una squadra che nasce, che si crea e poi i bambini fanno parte della storia, del libro. Si fa vedere come si crea un libro. Questo è mettersi nella loro posizione, nella posizione di un bambino, è scendere ed essergli più vicini?

Sai quando si dice scendere in politica? Bisogna salire in politica. Io con un bambino salgo, non scendo. Scendere sembra andare più basso e invece no: salgo. Per stare al tuo livello devo salire. Il teatro ha questa potenza. Io non lo faccio il teatro, è il teatro che fa me. Io lavoro bene, sono emotivamente portato, perché sento gli altri, sento i bambini, sento le persone, sento le loro risate, sento che parlano, che si muovono. Allora lavoriamo insieme. Ci incontriamo veramente. Altrimenti, se tu sei per conto tuo e io per conto mio non ci incontriamo. E non nasce. La magia nasce dall’incontro. E poi il teatro rispetto al cinema è attivo. Tu sei attiva, non sei passiva. Io non guardo, prendo, ingoio e basta. No. Prendo, interpreto, decido: questo mi piace, questo non mi piace, questo mi commuove, mi emoziono. Sono coinvolto. E questo coinvolgimento…

Lo condivido…

Lo restituisco. Si rimbalza.

IMG 6620

Tutte le tecniche del disegno con l’acqua, usare la lavagna, che sembra un oggetto obsoleto, ma alla fine sta lì e forse è la cosa più importante…

Perché la lavagna è molto più potente degli strumenti moderni. La lavagna  costringe me a pensare. Più fa lei, meno faccio io. Meno fa lei, più faccio io. La sua potenza dipende dal fatto che è antica. La penna è potente perché è antica. Se io devo cominciare a cercare la corrente, le prese, l’energia, se il mio cellulare si scarica io non ho più il Green Pass. Se non l’ho stampato sulla carta io non entro da nessuna parte. C’è uno scambio vuoto. 

È importante far vedere ai bambini che questi oggetti sono importanti?

Ci sono due cose. C’è una biforcazione: vedere fare e fare. Io guardo una partita di calcio. Io gioco a calcio. È molto diverso. È bello vedere gli altri che giocano, ma è molto importante che gioco io. Vedo quelli che vanno in bicicletta. Io vado in bicicletta. Le due cose. Se sto solo guardando quelli che vanno in bicicletta, meglio, ma sono passivo. Vuol dire che sono fermo e non c’è crescita, non c’è scoperta. Io andando in bicicletta, vedo, mi inoltro e scopro paesaggi. Vedo uno che va in bicicletta, vedo che lui scopre, che lui trova altre cose e non le trovo io.

Ho sentito anche che ci sono gli spettacoli per gli adulti. Quale sarà la differenza? Questo, come ho detto prima, potrebbe essere perfettamente uno spettacolo per adulti.

Prima cosa: teoricamente, bisognerebbe che le cose belle…

Non c’è differenza.

Non c’è differenza. Per esempio, io non uso musica per bambini. Noi usiamo musica per i bambini perché pensiamo che i bambini sono stupidini - “pi pa pi pa pi pa pa”. Noi aggiungiamo lo zucchero sempre. Ha il cioccolato. Ha il gelato… No! I bambini in questo spettacolo ascoltano musica che piace a me. 

È vero! Yann Tiersen… Non sono abituati.

Non sono abituati, ma siamo noi adulti che li trattiamo come stupidini. Perché con i bambini parliamo “piparlipapi”? Perché siamo stupidi noi. I bambini non parlano così e quando li parliamo così, li viene da ridere. Dicono: “ma perché parla così? C’è un problema.” Teoricamente esprimersi, esprimere dovrebbe essere una cosa per tutti, non ci sono le scattole, non ci sono le musiche per i bambini, i giocattoli per i bambini, le storie per i bambini. Poi se io faccio la Divina Commedia… È un po’ pesantuccia. Allora il tema si sposta. In più se racconto le storie, che non sono per i bambini, ma sono letteratura, tu devi conoscere. Io se parlo di Dante non posso fare la Divina Commedia. Ti racconto Dante, ti racconto la Divina Commedia, tu la devi sapere già. Per cui è necessario che tu sia grande, ma non che tu sia grande, che tu abbia…

Una conoscenza.

Sì. Se io racconto Quixote, finisco lo spettacolo e i bambini capiscono quello che capiscono. Tu invece sai chi è il Quixote e il percorso che ha fatto, il perché quando è nato quel romanzo e allora tu vedi quello che io su Quixote faccio e interpreti, perché tu hai immagazzinato storia, tu hai immagazzinato notizie e sai di che cosa stiamo parlando. Per cui in quel caso, sì, è uno spettacolo per adulti, uno spettacolo più che per adulti, è per coloro che hanno fatto un percorso. Infatti, noi il Quixote lo facciamo anche a scuola però li diciamo “Bene, noi veniamo a farlo a scuola solo se prima voi parlate di Quixote ai bambini”. 

scuolaalteatro

Per caso ci sarà uno spettacolo qua vicino, così lo possiamo vedere tutti insime? Ci spostiamo da Altamura e andiamo da qualche parte.

Adesso noi ritorniamo a Verona.

E allora andiamo noi a Verona!

Venite! Adesso, in questo periodo col Covid, abbiamo rallentato molto gli spettacoli. Noi facciamo normalmente 20, 23 spettacoli al mese. Con questo problema facciamo 2, 3. Però tenetevi in contatto. Noi in Puglia veniamo spesso.

Staremo attenti. Grazie mille! Avrei voluto portare un libro dell’Agorateca - la biblioteca dove lavoriamo noi, però i libri di Gek Tessaro sono tutti in prestito.

Ah! Molto bene!

ilcircodellenuvole

Questo ci rende felici e lo volevo condividere. Grazie mille e alla prossima! Complimenti.

Grazie e complimenti a voi! Se siete ragazzi che leggono, siete fortunati.